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Attività collegate
Conducenti per la ripresa post pandemia
In questi giorni, sono finalmente esplose, soprattutto nei Paesi più liberali, le carenze degli autisti addetti all’autotrasporto merci ed alla distribuzione locale: sembra che i giovani europei non vogliano più impegnarsi in questi lavori, oppure che il loro trasferimento in Stati dove più urgente è la loro necessità siano difficoltosi. La logistica è in affanno, i costi salgono e non è più possibile nascondere l’immondizia sotto il tappeto.
Anche recentemente (sentenza 15.7.2021 C-152/20 e C-218/20) la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha ribadito l’inderogabilità di alcune disposizioni internazionali (nella specie, il Regolamento CE sulle obbligazioni contrattuali, Roma I) rispetto ad eventuali accordi privati con cui le parti disciplinano il contratto di lavoro degli autisti e la loro retribuzione applicando legislazioni di comodo e prescindendo da quelle dello Stato in cui essi svolgono prevalentemente la loro attività.
L’organizzazione e la logistica non possono nascondere i costi
Più volte, nel corso della mia carriera professionale, ho avuto occasione di imbattermi in pratiche asseritamente salvifiche, finalizzate esclusivamente ad abbattere i costi di produzione dei servizi di trasporto: - l’improvviso sorgere di imprese di “logistica”, cooperative ovvero agenzie dell’Est europeo (ma non tanto, vedi la Slovenia) il cui fatturato era costituito sostanzialmente da servizi di conduzione di mezzi di trasporto; - certificazioni di distacco del tutto improbabili, esibite da autisti apparentemente operanti in regime di cabotaggio internazionale, nonostante quanto stabilito in proposito dalla legge 21.6.17 nn. 96 e dalla sentenza della Corte di Giustizia UE 6.2.18 (C-359/16) sul noto Regolamento CE 1408/71 e succ. modd.
Mi è stato detto che si trattava di un modo moderno di gestire il personale, nell’ambito della Comunità europea e che i rischi erano sicuramente inferiori ai vantaggi economici di cui le imprese di logistica e di trasporto avrebbero beneficiato.
Ma a vantaggio di che?
Forse che abbattere artificiosamente i costi dell’autotrasporto possa giovare alle imprese che eseguono concretamente il servizio, specie est europee, che si sentono defraudate, sul piano delle tariffe, rispetto a quelle che operano all’ovest? Che dire poi degli autisti stranieri che vivono e lavorano in Italia e che avranno una pensione rapportata al costo della vita vigente nello Stato di loro apparente assunzione?
Occorre rafforzare la responsabilità condivisa
Nessuno è contrario al liberismo, laddove si tratta del modo migliore per incentivare la competizione e la meritocrazia. Allo stesso modo, però, quando il fatturato di un’impresa di logistica e/o di trasporto riesce a malapena a coprire i costi vivi di esercizio, nonostante il sistematico ricorso alle suddette pratiche, è il caso che, quando il nuovo Diritto della crisi e dell’insolvenza diverrà finalmente operativo, essa venga espulsa dal mercato, in modo che i suoi organi di controllo possano presto andare a verificare chi abbia effettivamente beneficiato di questo dumping mascherato.
Evidentemente, qualunque accordo privato, seppur tutelabile tra le parti, non può derogare a norme di ordine pubblico sulla sicurezza sociale e della circolazione, al punto di non farci rilevare le colonne di camion esteri che, quotidianamente, entrano dai nostri confini, per eseguire trasporti essenziali nella catena logistica delle imprese committenti, spesso chiamati da operatori nazionali.
